L’Unione Europea nutre «preoccupazione» per le «condizioni precarie» in cui lavorano «molti giornalisti» in Italia, nonché per la «tutela delle fonti» e del «segreto professionale». È quanto emerge dal rapporto 2022 sullo Stato di diritto della Commissione Europea, approvato mercoledì 13 luglio.
E, anche se le condanne al carcere per diffamazione sono state «largamente abolite» dopo una sentenza della Corte Costituzionale del 2021, «destano preoccupazione» poi la «crescente prevalenza» delle liti temerarie e l’uso combinato di cause civili e penali nei confronti dei cronisti.
Inoltre, evidenza ancora il documento, i casi di «attacchi e intimidazione fisica» nei confronti dei giornalisti in Italia «continuano a crescere».
Nelle raccomandazioni allegate al rapporto, la Commissione Ue esorta l’Italia a «introdurre garanzie legislative e di altro tipo per riformare il regime di diffamazione, la protezione del segreto professionale e le fonti giornalistiche, tenendo conto degli standard europei sulla protezione dei giornalisti».
Riforme della giustizia, lotta alla corruzione, libertà dei media, sistema di “checks and balances” nelle istituzioni, sono i quattro pilastri del terzo rapporto annuale sullo Stato di diritto stilato dalla Commissione Ue per i 27 Paesi membri.
In merito al settore dell’informazione, nella presentazione della relazione l’esecutivo europeo rileva che «diversi Stati membri hanno adottato, intensificato o preso in considerazione misure per migliorare la sicurezza e le condizioni di lavoro dei giornalisti. Dall’ultimo rapporto, diversi Stati si sono adoperati per migliorare la trasparenza della proprietà dei media».
Rimangono, in generale, «preoccupazioni riguardo alla mancanza di trasparenza nella distribuzione della pubblicità di Stato, ai conflitti di interesse e agli ostacoli all’accesso ai documenti pubblici».
PER APPROFONDIRE
La presentazione del Rapporto sullo Stato di diritto nella Ue è disponibile (in inglese) a questo link. Il capitolo dedicato all’Italia (sempre in inglese) è pubblicato qui.