domenica, Novembre 10

L’assemblea di Assostampa approva il bilancio 2022 e il preventivo 2023

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Cinque: “Contro la crisi della professione la risposta sta nel sindacato e nel confronto”.

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In una sala convegni affollata come non si vedeva da anni, l’assemblea degli iscritti dell’Associazione Stampa Umbra ha approvato ieri, 19 marzo, il bilancio 2022 e il previsionale 2023. Tanti davvero i colleghi che hanno voluto essere presenti all’appuntamento annuale di Asu e Ordine dei giornalisti dell’Umbria e tanti i temi che hanno caratterizzato la mattinata. Presenti anche la segretaria generale della Fnsi Alessandra Costante e il presidente di Fnsi Vittorio di Trapani che hanno accolto l’invito del sindacato umbro.

Nella sua relazione morale, il presidente Massimiliano Cinque ha voluto sottolineare la presenza dei vertici della federazione per inaugurare una modalità più articolata di fare l’assemblea annuale che, oltre ai necessari adempimenti di bilancio, sia anche un momento di confronto sulla crisi della professione. “La risposta ai tanti problemi che attanagliano oggi il giornalismo – ha detto il presidente – sta nel sindacato e nella sua capacità di assistere i colleghi e di essere luogo di confronto e aggregazione”. Sempre il presidente ha voluto ringraziare i tanti colleghi che hanno partecipato. “E’ evidente che c’è voglia di tornare a sentirsi parte di una categoria e protagonisti di una professione”.

La relazione del presidente – L’assemblea di bilancio torna finalmente in presenza dopo la pandemia. E’ un fatto importante. Il confronto di persona, lo scambiarsi opinioni guardandosi in faccia, il vivere la socialità di questo momento sono tutti aspetti fondamentali, utili a far crescere il rapporto di fiducia e conoscenza fra colleghi. Di questi momenti abbiamo, oggi più che mai, un grande bisogno, la vita non è concepibile solo dietro il freddo schermo di un pc o di un telefonino, la tecnologia ci viene certamente in aiuto in certe circostanze ma non può sostituire il fattore umano di cui la socialità ne è forse una delle espressioni migliori.

Il sindacato ha voluto fortemente il ritorno all’assemblea in presenza dandole un taglio un po’ diverso, più inclusivo, partecipativo e si spera coinvolgente. La presenza della segretaria generale della Fnsi Alessandra Costante e del presidente Vittorio Di Trapani ne sono una testimonianza significativa. Proprio nell’ottica dello scambio e del confronto non possiamo limitarci ai freddi numeri da approvare, pur importantissimi e che rappresentano la vita di questo sindacato, ma dobbiamo cogliere ogni occasione per aumentare il coinvolgimento e i momenti di discussione sui problemi della nostra professione che non sono certamente pochi.

Non si può fare, insomma, sindacato se non c’è scambio e incontro, il computer e la video conferenza, che pure hanno contribuito molto nei due anni di covid a non far smorzare la fiammella, oggi non bastano più. E non bastano più perché i gravi problemi di cui soffre la nostra categoria meritano doverosamente un dibattito forte, deciso, aspro se serve, ma che solo con il guardarsi in faccia può portare a qualche risultato concreto per noi e per chi verrà dopo di noi.

Ecco perché l’appuntamento di quest’anno vuole inaugurare un modo nuovo di fare l’assemblea annuale che accanto alle essenziali formalità e ai giusti momenti di riconoscimento a tanti colleghi, sia anche un momento per riflettere. Riflettere sulla situazione del giornalismo, sulla professione che cambia, sui nuovi modi e le nuove modalità di fare informazione in Umbria e in Italia.

Guardate, oggi più che mai c’è bisogno di dare forza al sindacato e alla nostra professione perché il mondo del giornalismo sta subendo assalti all’arma bianca da parte di chi vuole una stampa diversa, meno forte, meno autorevole, meno libera, meno capace di assolvere ai compiti che la nostra costituzione ci impone, oltre che ci consente, e meno in grado di mettere il cittadino nelle condizioni di avere un’informazione vera, reale, rispondente alla realtà dei fatti che accadono.

Oggi insomma sembra tornare a volte in discussione addirittura il diritto di cronaca e quello ad essere informati. Se la federazione europea dei giornalisti ha espresso nei giorni scorsi il timore per la stampa italiana e si è detta preoccupata per il suo deterioramento, lo ha fatto per lanciare un allarme. Quell’allarme noi lo dobbiamo raccogliere e farlo nostro e così devono fare le istituzioni che in un paese democratico sono garanti della democrazia e della costituzione perché operano per l’intera collettività.

I problemi dicevo. Il precariato dilagante sta trasformando la nostra professione in qualcosa di diverso e di più debole da quello che è stato sempre conosciuto, la chiusura dell’Inpgi che non è stato un semplice passaggio tecnico ma un colpo durissimo alla categoria, la sparizione di numerose redazioni (anche in Umbria abbiamo avuto purtroppo più di un caso), i licenziamenti, i pre pensionamenti senza turn over, il rinnovo del contratto che ritarda a causa di editori che vorrebbero retribuzioni sempre più basse e produttività sempre più alta, l’accesso alla professione per i giovani, i social, le fake news e l’intelligenza artificiale sono le principali sfide che ci attendono, non per il futuro, ma per l’oggi.

E in questo contesto cosa è Asu oggi? Oggi è un sindacato che è vivo, vitale e che vuole accogliere tutti. Anche in Umbria i problemi non mancano. I nostri colleghi di Tef, insieme ai tecnici e al resto del personale, scontato un ritardo di ben 6 mesi di stipendi. C’è un editore che sfugge a ogni confronto e una situazione che ogni giorno che passa diventa più difficile. Stiamo seguendo con attenzione le evoluzioni al Corriere dell’Umbria dove c’è stato recentemente un passaggio di proprietà importante. Sul tema degli uffici stampa siamo pienamente attivi.

Abbiamo aperto un tavolo con la Provincia di Perugia per il riconoscimento dei giusti profili professionali dei giornalisti e del ruolo dell’ufficio stampa. Abbiamo chiuso l’accordo con la Regione per l’ufficio stampa della giunta per mezzo del quale, nel transito contrattuale da Fieg-Fnsi ad Aran, i colleghi hanno salvato livelli retributivi e diritti. Nell’accordo abbiamo messo un passaggio molto importante. Per la prima volta un rappresentante del sindacato potrà sedere al tavolo della rsu. Sarà una presenza simbolica perché Fnsi non è riconosciuta nel pubblico impiego ma sarà anche un segnale di grande importanza dal punto di vista della presenza e del sostegno ai colleghi.

Asu oggi è un sindacato che sa bene qual è la sua missione, e cioè assistere i colleghi, ma che vuole riaffermare anche il suo ruolo di momento di incontro e confronto sulla cultura della nostra professione e anche sul mondo che ci circonda, perché se il mondo ci limitiamo solo a raccontarlo come freddi notai, ci sfugge il senso degli eventi che cambiano e la capacità di interpretarli. Il passaggio ad Inps ha comportato per tutte le associazioni stampa italiane una serie di problemi, il più importante dei quali è sicuramente quello economico. Non possiamo e non vogliamo nascondere a nessuno che i nostri bilanci ne stanno risentendo e ne risentiranno ancora di più nel prossimo futuro.

Abbiamo già messo in campo tutte le precauzioni possibili, adottando una condotta rigorosa improntata al risparmio. Da aprile ci trasferiremo in una nuova sede che costerà tre volte di meno rispetto all’attuale ma che non farà mancare nessun tipo di servizio ai nostri colleghi, come adesso. Abbiamo ridotto tutti i costi, abbiamo aumentato alcuni ricavi ed abbiamo una situazione patrimoniale solida. Tutto questo, però, senza una chiarificazione a livello nazionale potrebbe non bastare, dobbiamo trovare soluzioni che garantiscano l’agibilità sindacale e mettano Asu nella condizione di poter continuare a svolgere come sempre i suoi servizi. Noi ce la stiamo mettendo tutta.

Oggi c’è un giornalismo più debole che facilita le querele bavaglio e le intimidazioni di ogni genere rischiando di limitare il diritto di cronaca e la libertà di stampa sancite dall’art. 21 della Costituzione oltre che la possibilità per i cittadini di essere correttamente informati. E’ facile per chi è facoltoso andare incontro a spese anche di 10mila euro, sono per lui una goccia nel mare. Per un povero giornalista sottopagato diventano invece una montagna da scalare. Al colpo durissimo dal punto di vista economico, si assommano lo stress e la preoccupazione. E alla fine può prevalere anche il “ma chi me lo fa fare?” che è la tomba di questa professione.

La sentenza di Spoleto ridà però speranza. Il tribunale ha infatti, come sapete, condannato il querelante che aveva intentato una querela temeraria nei confronti di un nostro collega, colpevole di raccontare la verità. E’ una sentenza per certi versi storica per l’Umbria e molto importante a livello nazionale, è un aiuto concreto per spingere verso finalmente una legge che tuteli i giornalisti dalle querele bavaglio. E’ anche una spinta in più, un’iniezione di fiducia, una luce che squarcia il buio, fosse anche solo per qualche minuto, ma è un segnale che dobbiamo cogliere. Oltre l’intimidazione c’è vita e speranza.

Dobbiamo trovare modi nuovi di affrontare tutte queste sfide. Dobbiamo costruire una nuova solidarietà e una forte unità di categoria se vogliamo riuscire ad affrontare bene questi problemi e a guidare un cambiamento che non può prescindere dal coinvolgimento di chi svolge questa professione. Nessuno si salva da solo. Noi lo possiamo fare, lo dobbiamo fare e lo dobbiamo fare anche parlandoci di più. Ne va della nostra professione e anche, se mi consentite, del futuro di un pezzetto di questa nostra democrazia.

 

 

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