lunedì, Dicembre 9

Alessandra Costante: «Pronti a mobilitarci per la tutela dell’informazione. Servono nuovi strumenti professionali, basta co.co.co.»

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La neoeletta segretaria generale: «Il lavoro autonomo deve essere garantito come quello dipendente. Chiediamo con forza al governo l’equo compenso».

«La priorità è far capire al governo che l’informazione è un bene pubblico indispensabile per la democrazia e come tale va trattata. Abbiamo bisogno di nuovi strumenti perché la legge sull’editoria è del 1981. È necessario anche rinnovare la legge professionale e daremo sostegno all’Ordine dei giornalisti affinché venga modernizzata. Parliamo ancora di professionisti e pubblicisti quando nelle nostre redazioni sta entrando l’intelligenza artificiale, che non ci fa paura, ma deve essere controllata dai giornalisti, perché altrimenti è un pericolo per la tenuta democratica». Alessandra Costante, eletta nuova segretaria della Federazione Nazionale della Stampa al Congresso di Riccione, seconda donna alla guida del sindacato dei giornalisti, indica in un’intervista con l’Ansa le priorità della sua azione.

«Abbiamo bisogno di illuminare sempre di più il lavoro, perché questo Paese ha un problema con i diritti sociali, soprattutto con il lavoro, compreso quello giornalistico – afferma -. Non è possibile che solo la professione giornalistica e quella medica abbiano ancora i co.co.co., che sono i rider dell’informazione, gli schiavi degli editori. Il lavoro autonomo deve essere garantito come quello dipendente, anche se oggi anche quest’ultimo lo è meno. Va pagato in maniera giusta e per questo chiediamo con forza al governo l’equo compenso, che tutti i governi hanno lasciato nel dimenticatoio».

Costante, ligure e giornalista del Secolo XIX, ricorda che oggi è in sciopero il Gruppo Gedi. «Durante il Congresso abbiamo scoperto che di fatto siamo tutti in vendita – sottolinea -. Le aziende hanno diritto di fare le aziende, ma il governo e lo Stato hanno il dovere di tutelare l’informazione. Chiediamo che sulla questione di Gedi ci sia un forte intervento per capire in che condizioni siamo, anche da parte del governo. I giornali Gedi sono un presidio di democrazia nel Nord Est e in tutto il Paese. L’azienda può decidere di vendere, ma servono garanzie occupazionali e sulla qualità di eventuali acquirenti».

Tra le emergenze anche il rinnovo contrattuale, che non avviene dal 2014. «La Federazione negli ultimi anni ha più volte portato al tavolo editori le sue proposte, ma non si può fare un contratto al ribasso – spiega -. Noi agli editori abbiamo chiesto garanzie sull’inclusione dei collaboratori e per tutta risposta loro non hanno proseguito la trattativa».

«Abbiamo un problema di bavagli striscianti – sottolinea ancora -. Sulle querele temerarie da anni chiediamo a un governo dopo l’altro di intervenire, abbiamo ricevuto molte promesse ma nessun passo avanti. Anche sulle regole contenute nel provvedimento sulla presunzione di innocenza chiediamo che si intervenga per modificarle perché sono un bavaglio. Siamo pronti a mobilitare la categoria sulla questione della tutela della libertà di informazione e il diritto di essere informati, perché sono temi molto sentiti».

Focus anche sulla necessità di rinnovare il sindacato e includere i giovani. «Il sindacato, come tutti i corpi intermedi, sta scontando la trasformazione della società – argomenta Costante -. I sindacati dei metalmeccanici, con la chiusura delle industrie, contano meno. Allo stesso modo, se le redazioni si smaterializzano, anche grazie ad uno smart working che in realtà è concepito come lavoro da remoto, e aumenta la precarizzazione è più difficile andare a trovare i colleghi. Non per questo ci arrendiamo e cercheremo di usare tutti i mezzi per riportare i colleghi che sono fuori nell’alveo del sindacato». (Ansa).

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