mercoledì, Novembre 13

Parlamento europeo, via libera definitivo a Media Freedom Act e Ai Act

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Due atti normativi che avranno un importante impatto anche in Italia. La legge per la libertà dei mezzi di informazione «si applichi anche alla Rai», chiede l’Usigrai.

Via libera definitivo dal Parlamento europeo, mercoledì 13 marzo 2024, al Media Freedom Act, la legge europea per la libertà dei media pensata per proteggere i giornalisti e i media dell’Ue da ingerenze politiche o economiche. Il nuovo regolamento, approvato con 464 voti favorevoli, 92 voti contrari e 65 astensioni, obbligherà gli Stati membri a proteggere l’indipendenza dei media e vieterà qualsiasi forma di ingerenza nelle decisioni editoriali.

Il testo prevede anche forti limitazioni all’uso degli spyware, che rimarrà però consentito soltanto caso per caso e previa autorizzazione di un’autorità giudiziaria nell’ambito di indagini su reati gravi.

Nella stessa giornata l’Eurocamera ha approvato in via definitiva anche il testo dell’Ai Act, ovvero l’impianto di norme europee sull’Intelligenza Artificiale. L’approvazione in plenaria è arrivata ad ampia maggioranza: i voti favorevoli sono stati 523, i contrari 46 e gli astenuti 49. L’Ue è la prima al mondo a dotarsi di regole sull’Intelligenza artificiale.

Sull’approvazione del Media Freedom Act, in particolare, è intervenuta l’Usigrai, per la quale il provvedimento «dovrebbe essere subito adottato nel nostro Paese per non riproporre in Rai lo schema di occupazione messo in piedi dai partiti che da sempre comandano sull’azienda di Servizio Pubblico. Tra pochi mesi – rilevano i giornalisti Rai – bisognerà rinnovare il Consiglio di amministrazione della Rai e sarebbe un segno di vero cambiamento individuare da subito un Cda scelto sui criteri della competenza e non dell’appartenenza».

Il Media Freedom Act, conclude l’Usigrai, «interviene anche sulla certezza di risorse per i Servizi Pubblici. Per questo chiediamo che si intervenga anche alla questione del canone Rai che, dopo il recente taglio, mette a rischio l’indipendenza e l’esistenza stessa del Servizio Pubblico radiotelevisivo e multimediale».

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