Il prelievo di solidarietà sulle cosiddette “pensioni d’oro” è legittimo. Parola della Corte costituzionale che, ritenendo il contributo giustificato in via del tutto eccezionale dalla crisi contingente e grave del sistema, ha respinto le questioni di costituzionalità mosse dai ricorrenti. Il contributo, introdotto con la Finanziaria 2014 dall’allora governo guidato da Enrico Letta per le pensioni di importo più elevato, resterà quindi in vigore fino a fine 2016.
La Corte costituzionale, nel valutare le norme sul contributo di solidarietà, ne ha escluso la natura tributaria (elemento che aveva fatto propendere per una decisione di senso opposto in merito ad analoghi provvedimenti varati nel 2011 e considerati incostituzionali da una sentenza del 2013), valutando l’intervento tutto interno al circuito previdenziale, eccezionale e legato alla crisi del sistema.
La Consulta ha inoltre ritenuto che «tale contributo – si legge nel comunicato diramato dai “giudici delle leggi” – rispetti il principio di progressività e, pur comportando innegabilmente un sacrificio sui pensionati colpiti, sia comunque sostenibile in quanto applicato solo sulle pensioni più elevate, da 14 a oltre30 volte superiori alle pensioni minime».
A “impugnare” le disposizioni, con 6 diverse ordinanze, erano state varie sezioni regionali della Corte dei conti sulla scorta dei ricorsi presentati da ex magistrati, ex professori universitari e dirigenti di enti pubblici e privati. A favore delle norme si erano costituiti invece Presidenza del Consiglio e Inps.
All’udienza pubblica erano presenti 13 dei 15 componenti della Consulta che hanno accolto, quindi, le tesi degli avvocati dello Stato Federico Basilica e Gabriella Palmieri e del legale dell’Inps, Filippo Mangiapane, i quali hanno difeso il contributo evidenziandone i «principi di solidarietà sociale, progressivo e temporaneo», anche nell’ottica di «assicurare anche le pensioni future».
Inoltre, secondo l’avvocatura dello Stato, intervenuta a nome della Presidenza del Consiglio, «l’impostazione che sta dietro le ordinanze con cui è stata sollevata la questione di costituzionalità è vecchia, superata, perché non tiene conto del fatto che qualcosa è cambiato né della congiuntura economica», mentre oggi la necessità è quella di «valutare la misura – ha spiegato Gabriella Palmieri – nell’ottica complessiva del sistema previdenziale e di una solidarietà intergenerazionale: la stabilità di bilancio non viene assunta come criterio astratto, ma tutto interno al sistema previdenziale, con l’obiettivo di assicurare anche in futuro gli assegni pensionistici».