venerdì, Marzo 29

Accompagnare il cambiamento per salvare l’occupazione giornalistica e il pluralismo

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Ecco il quadro di sintesi che accompagnerà la relazione del  bilancio  2012. Le criticità che riguardano la professione,  già espresse negli anni precedenti, si sono notevolmente accentuate  a causa della crisi economica che non ha certo risparmiato il settore dell’editoria e della informazione.

Qualche cifra: 58 aziende editoriali nel 2012 hanno dichiarato lo stato di crisi e almeno 1.140 giornalisti sono stati colpiti da provvedimenti diretti a ridurre i costi. Il 2013 si è aperto con la  crisi  del Gruppo Rizzoli-Corriere della Sera (con una riduzione di organico di  111 giornalisti su 355), de La Stampa  e del Corriere dello Sport,  che si affianca alla già avvenuta chiusura di molte testate storiche e di un notevole numero di emittenti locali (sono circa 600 le televisioni locali in difficoltà). I dati fanno riferimento alle persone iscritte all’Ordine dei Giornalisti. Ma ci sono anche moltissimi che svolgono attività giornalistica nelle redazioni senza un contratto di categoria, ma con contratti di altra natura che prevedono molto minori retribuzioni e tutele: co.co.co, co.co.pro. partite IVA, freelance (collaboratori che vengono pagati ad articolo ma che non fanno parte degli organici redazionali). Molti di questi colleghi che, inconsapevolmente, fanno il gioco degli editori saranno illusi ed espulsi senza avere mai neanche la parvenza di un contratto.

Le cause della crisi del settore sono note, taglio dei finanziamenti statali per l’editoria, contrazione della pubblicità (nella stampa italiana -17,7 nel 2012), ingresso delle nuove  tecnologie – che sostanzialmente non hanno però creato una effettiva, nuova occupazione – sono i principali fattori che hanno pesato sulla tenuta economica delle aziende editoriali. Ma anche una oggettiva difficoltà degli imprenditori di trovare strumenti e progetti editoriali adeguati a fronteggiare una crisi che impone una nuova visione aziendale e che chiama tutte le parti in causa ad una maggiore assunzione di responsabilità per un settore che ha a che fare con la democrazia e la crescita civile e  culturale del Paese. Vanno realizzate azioni comuni – della politica, di editori, sindacato ed Ordine  dei giornalisti, Inpgi, Casagit – per un nuovo equilibrio del sistema dell’informazione con una visione che tenga insieme pluralismo, salvaguardia dell’occupazione qualificata e welfare. Non sono più procrastinabili le riforme delle leggi per l’editoria, i cui finanziamenti andranno progressivamente decrescendo da qui al 2014, la rivisitazione della Legge 416 (con limiti più selettivi per i limiti di prepensionamento),specifici interventi dello Stato a supporto del sistema editoriale –  anche con fondi  pubblici pluriennali dedicati a sostenere  l’innovazione e la trasformazione industriale – e del welfare dei giornalisti, con  misure che accompagnino la fuoriuscita anticipata e non traumatica dei colleghi dalla professione in parallelo al contestuale inserimento di nuova occupazione contrattualmente garantita.

E’ dunque partendo da queste premesse che la Commissione contratto della FNSI sta lavorando alla definizione della piattaforma per il rinnovo del CNLG, in accordo con le indicazioni emerse nella Conferenza dei CDR e fiduciari di redazioni, ARS e  Giunta FNSI che si è tenuta nel novembre scorso a Fiuggi, partendo dalla convinzione che ci deve essere un contratto per mantenere, nelle diverse modalità di declinazione della professione, l’impianto di garanzie come  cornice per il riconoscimento di diritti  e prestazioni. Da qui  “la ricerca di nuove figure e nuovi livelli professionali capaci di rispondere alle mutate esigenze del mercato e dell’industria dell’editoria”, con un contratto che guardi alle nuove espressioni editoriali integrate e multimediali e includa a pieno titolo nella categoria tutte le forme di giornalismo professionale, inserendo anche   collaboratori free lance e precari in un contesto di lavoro regolamentato, soprattutto dal punto di vista retributivo e  previdenziale. Ciò in un quadro che deve ridare stabilità a lungo termine anche alla tenuta dei conti degli istituti di categoria (INPGI e CASAGIT) che, nonostante le politiche di rigore attuate, soffrono delle conseguenze della crisi e dei mancati versamenti dovuti alla riduzione numerica e al depotenziamento dei contratti. Il delta INPGI  relativamente agli ammortizzatori sociali sui contributi è di -32 milioni di euro, con i contratti di solidarietà triplicati dal 2010 al 2012  (da – 4 milioni 650 a – 13 milioni 483), così per CIGS  (da – 3 milioni 657 nel 2010 a – 11.166 nel 2012). Rispetto ai soldi disponibili per i prepensionamenti ci sono al Ministero 17 richieste di prepensionamento in più (sui 37 ammessi quest’anno).

In questo quadro si inserisce anche la necessità di una radicale riforma dell’Ordine dei giornalisti e delle modalità di accesso alla professione. Del futuro dei giornalisti debbono decidere i giornalisti che vivono di questa professione. Basta delegare a chi si diletta in giornalismo come “esercizio”, magari facendo parte di altri Ordini professionali. Le prossime elezioni di maggio per il rinnovo del consiglio nazionale dell’ODG sono forse l’ultima possibilità che abbiamo per cambiare direzione di marcia prima che si verifichi l’irreparabile, che dal di fuori si metta fine ad un organismo che così come è viene ritenuto da gran parte della categoria, soprattutto dai colleghi più giovani, inutile e costoso. Lavoriamo invece per un nuovo Ordine che possa efficacemente adempiere alla funzione per la quale è stato istituito, di controllo e garanzia di una informazione corretta, libera, credibile, attenta alle persone, di qualità per arrivare alla quale è necessario un  percorso formativo serio e qualificante.

Questo, sommariamente, il quadro generale del settore rispetto al quale l’Umbria non fa eccezione. Anche qui la crisi si è fatta sentire in modo profondo.

Carta stampata. Tutti i quotidiani umbri sono stati oggetto di Piani di crisi, con l’attivazione di ammortizzatori sociali, e di riorganizzazioni. Sia le testate locali (Corriere dell’Umbria e Giornale dell’Umbria) che quelli afferenti a Gruppi editoriali nazionali: Il Messaggero e La Nazione. Prepensionamenti e contratti di solidarietà, le misure prevalentemente applicate, che hanno consentito il mantenimento dei livelli occupazionali ma anche taglio delle collaborazioni…

Non va meglio nelle televisioni locali, anche se il passaggio al digitale terrestre non ha portato finora in Umbria alla chiusura di alcuna emittente. Pure qui si registra una crescente difficoltà economica al mantenimento d’impresa, di cui fanno prevalentemente le spese i giornalisti che a parità di retribuzione hanno visto notevolmente accrescere il carico di lavoro. Non è  tuttavia da escludere per il 2013 il possibile ricorso di alcune emittenti agli ammortizzatori sociali.

Relativamente agli uffici stampa pubblici, prosegue il lavoro per la definizione del “profilo professionale” del giornalista che opera nella P.A. in base al Protocollo sottoscritto da ASU, ANCI, ODG e UPI per la piena applicazione della legge 150. Un lavoro rallentato dalla riforma endoregionale per l’Umbria, dalle norme finanziarie che penalizzano gli enti locali, a cominciare del Patto di stabilità,  dal blocco del turn over, dall’innalzarsi dell’età pensionabile. Obiettivo è arrivare alla definizione del profilo entro l’estate, portando così l’Umbria a confermarsi su questo fronte all’avanguardia nel panorama nazionale. In questo ambito è stata anche affrontata la questione della tutela dei colleghi che operano negli uffici stampa delle  Province in previsione di una loro possibile riorganizzazione…

Lavoro autonomo. Carta di Firenze e Legge su equo compenso sono due conquiste importanti di Ordine e FNSI  per il riconoscimento dei diritti dei colleghi che sono lavoratori autonomi, freelance e parasubordinati. Sono tuttavia provvedimenti che potranno essere efficaci solo se effettivamente attuati. Occorrerà attendere la definizione da parte della Commissione di “equo compenso”, mentre è già operativa la Carta di Firenze. Entrambi i provvedimenti – lo voglio sottolineare  –  assegnano comunque una responsabilità diretta anche ai giornalisti, singoli e della redazione, quando si afferma che se non congruo il contratto è nullo e che tutti gli iscritti all’Ordine sono tenuti a non accettare compensi indecorosi, a segnalare situazioni di esercizio abusivo della professione e di incompatibilità professionale negli uffici stampa. In questo quadro un mese fa è stata rinnovata la Commissione ASU per il lavoro autonomo, costituita da tre colleghe ora direttamente impegnate sia nell’ambito del gruppo di lavoro nazionale per la proposta di equo compenso, sia nel monitoraggio della situazione umbra del lavoro non subordinato.  Il loro compito è anche quello di sensibilizzare i colleghi sull’attività sindacale, sperando che vogliano parteciparvi direttamente. Per i nuovi iscritti non contrattualizzati abbiamo previsto un apposito fondo finalizzato ad abbassare la quota associativa che oggi è di  30 euro per un collaboratore e 35 per un professionale non subordinato; 35 per i collaboratori e 45 per i professionali parasubordinati.

Il giornalismo Web caratterizzato, ad esclusione di pochissimi casi, da un elevato tasso di improvvisazione e da sperimentazioni ai limiti della legalità,  gode in Umbria di una certa vivacità. Nell’ultimo anno si sono infatti affacciati in rete nuovi siti.  Certo l’ambito  è particolarmente complesso, anche a causa dell’assetto normativo, per verificare la piena applicazione di regole deontologiche e contrattuali.

Relativamente ai gruppi di specializzazione di ASU,  si conferma anche per il 2012 l’eccellente lavoro del  Gruppo uffici stampa e di USSI, mentre non abbiamo riscontrato interesse alla costituzione di un Gruppo di giornalisti pensionati. Nonostante lo scioglimento del UCU, dettato da una mancata operatività, è stato mantenuto il contatto con l’UNCI nazionale con cui realizzeremo il 3 maggio in Umbria la Giornata nazionale dei cronisti vittime di mafia e intimidazioni che si terrà alla Sala Consiliare della Provincia di Perugia (ore 10) anche in collaborazione con Libera Umbria che porterà ragazzi di due licei.

Per quanto riguarda l’Asu, l’oculata gestione economica ci consegna anche per il 2012 un bilancio sano che ci permetterà  di mettere in campo iniziative pubbliche di approfondimento delle diverse questioni che riguardano la categoria (incontri con i colleghi sul territorio, stati generali dell’editoria in umbria, precariato, sistema radiotelevisivo, incontri con i sindacati, in particolare del pubblico impiego etc.). E ciò chiamando anche le istituzioni umbre, a cominciare dalla Regione Umbria con cui abbiamo avviato una serie di interlocuzioni, a fare la propria parte, attraverso provvedimenti o leggi ad hoc che sostengano l’intero sistema dell’informazione regionale, finalizzati alla stabilizzazione, allo sviluppo di nuove forme di auto imprenditorialità legate soprattutto all’utilizzo di nuove tecnologie, al reimpiego attraverso percorsi formativi.

Al contenuto incremento delle iscrizioni si contrappone un consistente divario numerico tra iscritti all’ODG  e al sindacato umbro che, nonostante l’impegno del Direttivo, continua ad essere difficilmente superabile, anche in considerazione della volontarietà dell’iscrizione sindacale. Oggi resa più facile dalla possibilità di farla on line grazie al nuovo sito dell’ASU operativo da stamani, che si presenta con una nuova grafica, nuovi contenuti, più interattività, più notizie utili per associati e non.

Per quanto ci riguarda l’ASU continuerà a lavorare per una concreta difesa dei diritti dei colleghi e la promozione della professione  giornalistica, misurandosi sui fatti. Ciò – auspicabilmente – in stretta sinergia con l’Ordine e gli altri organismi sindacali e di categoria.

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